Mission

Cooperative Italiane nasce come proposta innovativa nel mondo della cooperazione, con obiettivi tesi a coniugare le istanze dei lavoratori con quelle delle imprese e al servizio delle cooperative stesse, per garantirne un miglioramento e una qualificazione sempre maggiore, nel contesto odierno complesso, caratterizzato da una profonda crisi economico – finanziaria e valoriale.

L’associazione nasce infatti con la volontà di voler ribaltare questa situazione, di riportare alla luce lo spirito collaborativo e cooperativo tra i cooperatori, assicurandone in primis la libertà e la dignità quali strumenti di solidarietà e promozione umana.

Il suo obiettivo è quello di migliorare e superare la situazione che tale crisi ha portato, per essere d’aiuto nella costruzione di un progetto sociale condiviso e dunque aiutare gli individui nello sviluppo di una formazione e di un’educazione condivisa, dove la persona è al centro.

COOPERAZIONE E’:

Oggi che tanto clamore si fa sulle cooperative – che cooperative non sono poiché negano la nostra identità e discreditano l’intero movimento che è sano, vivo e attuale nella miriade di cooperative che non vivono in appalti e convenzioni statali e/o pubbliche – COOPERATIVE ITALIANE, nuova associazione libera da coinvolgimenti, si sente il dovere di difendere le peculiarità dell’identità cooperativa delle tantissime che ogni giorno, con professionalità, faticano sul libero mercato e che con grande senso di responsabilità sociale prendono le distanze dalle “bad company” e vogliono rimettere al centro gli indiscussi valori cooperazione:

  • concorso di più soggetti allo scopo di ottenere guadagni comuni;
  • associazione che in realtà comporta un lavorare insieme;
  • produzione che si colloca fra stato e mercato, fra collettivo ed individuale;
  • economia che si fa più esplicitamente sociale;
  • cooperazione come consumo, lavoro, servizi, produzione, solidarietà sociale;
  • cooperazione come democrazia che si incrocia con lo spirito imprenditoriale;
  • cooperazione come un capitale che non vuole essere capitale;
  • cooperazione come impresa che non ha fini di lucro, pur volendo ed ambendo stare sul mercato ed essere efficiente;
  • cooperazione come identità nella proprietà dei mezzi di produzione e della forza lavoro;
  • cooperazione come pluralismo e piccola dimensione;
  • cooperazione come epistemologia che rimanda a lavori di gruppo, che propone progetti collettivi, che prospetta coordinamenti operativi fra più unità, che sottolinea i vantaggi dell’integrazione tecnica e procedurale;
  • cooperazione come scambi incrociati d’informazioni, come azioni compatibili dirette verso un fine euristicamente rilevante;
  • cooperazione come epistemologia che prospetta il vantaggio del lavoro di gruppo su quello individuale in un ambiente sempre più complesso e da analizzare con sempre maggiore e adeguata complessità;

(rif.: Epistemologia della tolleranza. Costantino Cipolla. 1997)

IDENTITA’ E’:

Il termine identità è doppiamente ambiguo. La prima ambiguità è quella che fa riferimento alla distinzione tra identità come corrispondenza di un ente ad un’unica realtà – come nelle espressioni “x e y condividono la stessa identità religiosa”, oppure “x e y indossano un vestito identico” – ed identità come insieme di caratteristiche che rendono un soggetto qualcosa di unico ed irripetibile – come in espressioni del tipo: “questa è la mia carta d’identità”, oppure “quella certa persona ha perso la propria identità a causa della malattia mentale”. La seconda ambiguità, invece, concerne la distinzione tra identità come condizione data, decisa da altri, o quale speciale destino storico; e identità come frutto di libera scelta personale: secondo la prima caratterizzazione, l’identità è qualcosa che si scopre o si eredita; per la seconda, è qualcosa che si costruisce. Così definita, la costruzione dell’identità comporta sempre che un confine venga tracciato. Ed ogni confine, per il fatto stesso di separare interno ed esterno, chi è dentro e chi è fuori, apre sempre al rischio della difesa ad oltranza e ad ogni costo della propria identità. Ciò che la rende precaria e pericolosa. Precaria, perché un’identità che non riesce a “vedere” l’altro, il diverso da sé, non è sostenibile, dato che la deriva immunitaria, illudendo chi la coltiva di proteggere “la vita”, finisce in realtà col negarla. Pericolosa, perché un’identità che non si pone continuamente in discussione, che non accetta il confronto dialogico con chi è portatore di altre visioni, degenera, presto o tardi, nell’integralismo o nel settarismo.
E’ così che non pochi studiosi di questioni economiche e non pochi policy-makers, allo scopo di scongiurare i rischi sia immunitario sia integralistico, vanno proponendo di sbarazzarsi del concetto stesso di identità. Il che è come gettare con l’acqua sporca il bambino, dal momento che l’esodo dall’identità distrugge l’impresa, come ogni vero imprenditore, di qualunque specie e tempo, può confermare.
(rif.: Stefano Zamagni, Università di Bologna. 2011)

  • identità come epistemologia che la concepisce quale connessione mobile e sempre in atto fra cervello, mente e coscienza, in un contesto che non esce mai di scena e che socializza mentre è a sua volta socializzato;
  • identità come essere conforme a se medesimo e diverso dagli altri;
  • identità come esperienza individuale che non può mai essere completamente scissa da quella sociale;
  • identità come articolazione stabile che emerge da processi di socializzazione primari e secondari e che si adatta, persegue i suoi scopi, si coordina, si conserva.

(rif.: Epistemologia della tolleranza. Costantino Cipolla. 1997)

Cooperative Italiane - Associazione di categoria che assiste e tutela imprese e lavoratori del mondo cooperativo. - Credits